Al fine di combattere l’evasione fiscale nasce un nuovo strumento di controllo: il risparmiometro.

Con tale strumento si vogliono riscontrare le incongruenze tra redditi dichiarati dal contribuente e evidenze bancarie. Tale gap potrebbe far accendere una spia, sintomo di attività di evasione fiscale.

L’uso dei controlli bancari nel contrasto all’evasione fiscale

È già da un po’ di anni che – per attuare la propria azione di contrasto all’evasione (e, quindi, di controllo) – l’Agenzia delle Entrate sta puntando su due direttrici: da un lato, la compliance ovvero l’adempimento spontaneo da parte del contribuente e, dall’altro, le indagini bancarie. La conferma si trova nella circolare n. 19/E/2019. Nel documento si legge che “nell’ambito delle attività istruttorie interne le strutture operative faranno ricorso all’indagine finanziaria quale strumento istruttorio maggiormente incisivo in relazione a specifiche tipologie soggettive a più elevato rischio evasione”. A tale proposito, entro il 2019, sarà completata la sperimentazione, in ordine al campione di posizioni selettive individuate sulla base dell’utilizzo delle informazioni comunicate all’Archivio dei rapporti finanziari per le società che hanno omesso di presentare la dichiarazione fiscale per il periodo d’imposta 2016, ovvero le hanno presentate con valori non significativi.

Risparmiometro dal 2020

Partendo da queste azioni “sperimentali”, il passo successivo, dal 2020, sarà quello di mettere in campo il risparmiometro (o evasometro). In pratica, si tratta di un algoritmo che andrà a costruire le liste selettive di contribuenti che presentano delle incongruenze tra il reddito dichiarato e le informazioni attinenti le evidenze bancarie. Più nel dettaglio, con tale strumento sarà possibile analizzare i dati presenti nell’Archivio rapporti finanziari e, precisamente i dati relativi a conto corrente, conto deposito titoli e/o obbligazioni, conto a deposito a risparmio libero vincolato, rapporto fiduciario, gestione collettiva del risparmio, gestione patrimoniale, certificati di deposito e buoni fruttiferi, conto terzi individuale e globale. Inoltre, non sfuggiranno al setaccio nemmeno le carte di credito, i prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni, l’acquisto e vendita di oro e metalli preziosi. Lo strumento è già in sperimentazione su un numero limitato di contribuenti con reddito praticamente a zero ma che hanno, al contrario, consistenti risparmi in banca. Conclusa la sperimentazione, a partire dal prossimo anno dovrebbe partire la fase di controllo vera e propria.

Potenzialità e rischi

È evidente che si tratta di uno strumento dalle enormi potenzialità ma che, al contempo, presenta notevoli criticità nella sua gestione. Infatti, trattandosi, sostanzialmente, di un algoritmo che dovrà “filtrare” le posizioni più a rischio, la sua reale efficacia, in termini di inattaccabilità a livello di contenzioso, è strettamente connessa ai meccanismi che sono alla base del “calcolo”. Si dovranno, quindi, necessariamente ponderare attentamente le scelte che sono alla base dell’intero processo e del meccanismo di elaborazione: ad esempio, quale scarto tra “dichiarato” e “movimentato” fa scattare la selezione? La sperimentazione sicuramente potrà dare utili indicazioni affinché si possa, finalmente, disporre di un valido strumento di contrasto ai fenomeni evasivi più macroscopici.